Lavoro sul cap. XIII del Corpus Hermeticum: DISCORSO SEGRETO SULLA MONTAGNA DI ERMETE TRISMEGISTO AL FIGLIO TAT, SULLA RIGENERAZIONE E LA REGOLA DEL SILENZIO



Speculazione attorno al concetto di rigenerazione ermetica (reintegrazione martinista)
Estrapolazione del glifo della rigenerazione ermetica, che concerne la purificazione dai 12 castighi irrazionali della materia ad opera della decade.
Meditazione personale sul glifo
Alto rituale di rigenerazione ermetica

La rigenerazione ermetica è un concetto sovrapponibile a quello di reintegrazione martinista, soprattutto se facciamo riferimento al nostro V::: O::: essendo praticamente sovrapponibili a loro volta le speculazioni gnostiche ed ermetiche, della tradizione classica.

La rigenerazione ermetica, secondo il testo tramandato e citato, avviene nel Nous Padre, per sua opera e volontà. Afferma Trismegisto:

Figlio mio, la saggezza intelligente è nel silenzio e il germe è il vero bene.”

Secondo lo gnosticismo e l'ermetismo l'elevazione dell'uomo avviene per mezzo della gnosi. Il silenzio, è il silenzio di colui che impara e ascolta, ma anche di colui che ha imparato e non dice, perché ha capito che ciò che ha imparato non può essere trasmesso. Nel silenzio c'è saggezza ed è saggio chi fa silenzio.
Il germe è il vero bene, dal testo greco σπορὰ = seme, un elemento che feconda, semina in noi la luce che splende e che alimentiamo col nostro lavoro fino a diventare noi stessi interamente di questo elemento fecondatore e radiante. Non è qualcosa che si può ottenere attraverso una speculazione razionale, viene da un luogo oltre di noi dall'interno di noi e germina, per opera di una forza che semina.

Chiede Tat “Ma CHI semina?” ed Ermete “La volontà di Dio, figlio mio.”
Intesa come una volontà meccanica del creato, di riportare a sé, le anime dei figli del Nous Padre.

In diverse parti del discorso poi, si parla di distacco dal mondo, un concetto che si ritrova un po' in tutte le trazioni esoteriche, mistiche, soprattutto in molte tradizioni spirituali orientali. Si intende un distacco di sé stessi dal mondo sensibile, proprio dei sensi: è un ritrarsi in sé stessi, la chiusura ermetica appunto.

Chi è l'artefice della rigenerazione?” chiede Tat. “Il figlio di Dio, un uomo, per volere di Dio.” risponde Trismegisto.
Infatti, l'uomo terreno è un dio mortale e il dio celeste è un uomo immortale, e su di questo si fonda la possibilità dell'iniziato di portare a compimento l'opera di rigenerazione ermetica.

[…] Purifica te stesso dai castighi irrazionali della materia.”
Essi sono dodici di numero. Secondo la tradizione iniziatica occidentale classica, affinché avvenga la reintegrazione, l'uomo deve liberarsi dalle influenze del sette e del dodici – le sette Sfere dei pianeti celesti e le dodici costellazioni dello Zodiaco. La mitologia gnostica (Pistis Sophia) attribuisce il ministero di questi cerchi di influenza a entità chiamate Arconti, per opera del Demiurgo gnostico.

In chiave ermetica, è il Logos in quanto potenza suprema della manifestazione divina, che rende possibile la rigenerazione dell'Iniziato. È emanazione del Nous Padre incarnata nell'uomo. È l'elemento “fisico” che rende possibile la reintegrazione dell'uomo – azione meccanica, alchemica, mistica, teurgica – non può essere imparato, o compreso ma solo voluto e accolto a seguito della purificazione. L'aspetto conoscitivo è un supporto al raggiungimento della consapevolezza interiore, che è uno stato dell'essere, non una nozione imparata, ma assimilata sub specie interioritatis.

“[…] È logico, a ben vedere, che questi castighi si ritraggano, cacciati dalle dieci potenze, cioè dalla decade. Questa infatti, figlio mio, è genitrice dell'anima. La vita e la luce si sono unite e quindi il numero dell'unità, dello spirito, è stato generato; ragionevolmente dunque l'unità contiene la decade e la decade l'unità.”
Secondo Pitagora il dieci è considerato il numero perfetto e costituiva il cosiddetto Tetraktys che a sua volta è la somma della successione dei primi quattro numeri e rappresentava i quattro principi cosmogonici (vedi come il Tretragrammaton ebraico).
L'unità contiene la decade e la decade l'unità – secondo l'interpretazione cabalistica l'unità della luce di Ain Soph è declinata nei dieci aspetti delle sephiroth dell'albero cabalistico: l'albero compreso della luce che vi irradia attraverso è dieci e uno allo stesso tempo.

Glifo di rigenerazione ermetica

Ora conosci, o figlio, il modo in cui avviene la rigenerazione. Con il sopraggiungere della decade, figlio mio, la generazione spirituale è stata realizzata; essa ha cacciato la dodecade e noi siamo stati resi divini da tale generazione. Colui dunque a cui è toccata in sorte, in virtù della misericordia divina, questa nascita in Dio, abbandonata la sensazione corporea, conosce se stesso in quanto costituito dalle potenze ne gioisce.”
(Ermete Trismegisto al figlio Tat, Corpus Hermeticum XIII,10)

Il glifo è la risultante di una commistione di più simboli; si basa sulla relazione tra il 5 e il 6, il 10 e il 12, il 5 e il 10, il 6 e il 12, il 5 e il 12, il 6 e il 10.

Figurativamente è composto da due strati:
Due cerchi, uno esterno, dei dodici castighi irrazionali della materia, uno interno, delle dieci potenze di Dio.

Due figure ripetute due volte specularmente, l'esagramma e il pentacolo, che così rappresentate incarnerebbero i dualismi statici e dinamici del mondo, ossia, sia gli attributi (bianco o nero) che le attività (ascendente o discendente) di una singola forza o dell'intera manifestazione cosmica.









Il 6 e il 12 rappresentano per l'iniziato, tutto ciò che è al suo esterno, il Macrocosmo a cui lui partecipa – è il creato.
Il 6 – raffigurato col Sigillo di Salomone, rappresenta la dualità degli attributi del macrocosmo, le forme. Porta al suo interno i metalli planetari, che l'iniziato andrà a trasmutare.
Il 12 – la stella a dodici punte è la rappresentazione del cerchio dello Zodiaco, sul piano materiale e dei dodici castighi irrazionali della materia sul piano immateriale; esso rappresenta la dualità della manifestazione del macrocosmo, i dinamismi.

La relazione tra il 5 e il 12: Il Dodecaedro
Il Dodecaedro è il quinto solido platonico. Platone, nel Timeo, associò ad ognuno dei 5 solidi platonici un elemento: dopo il fuoco, la terra, l'aria e l'acqua, al dodecaedro fu assegnata l'"etere" o "quintessenza", associabile anche alla luce, che componeva i corpi celesti e l'anima. Secondo il filosofo, il cosmo aveva la forma del dodecaedro (Fedone).
Il Dodecaedro è un solido composto da 12 facce pentagonali – è la rappresentazione spaziale della relazione tra i due sistemi del glifo: quello esterno basato sul 6 e il 12 e quello interno basato sul 5 e il 10.

Nel sistema filosofico platonico il numero Uno veniva detto Monade ed era considerato sia il generatore di tutti i numeri sia l’unità da cui originava la creazione.
Dal connubio del Tre e del Due si generava il Cinque, che rappresentava l’amore e il matrimonio.
Esso veniva rappresentato in geometria dal Pentagramma, la Stella a Cinque punte simbolo della confraternita pitagorica, e dal Pentagono.
Queste due figure geometriche si inscrivono l’una nell’altra all’infinito e molto probabilmente sono all’origine della scoperta del Rapporto Aureo che è essenziale per la loro costruzione.
Diceva Platone: “C'era tuttavia una quinta combinazione che Dio usò nel disegnare l'universo”.
La QUINTA combinazione, lo SHIN ebraico del Sacro Nome.
Dal Pentagono, appunto, inizia la costruzione del Dodecaedro.
Attraverso queste connessioni tra numeri, figure geometriche e osservazioni della natura e dei fenomeni celesti, i pitagorici ricercarono un ordine cosmico, delle leggi naturali generali.

I primi quattro Solidi Platonici sono ampiamente descritti e il loro apporto nella creazione della materia pienamente sviluppato; riguardo il Dodecaedro invece, Platone si limita a un breve accenno, non rivelandone il nome e limitandosi a far dire a Timeo che “il dio se ne servì per decorare l’universo” ovvero “ricamare le costellazioni sull’insieme dei cieli”.

Il 5 e il 10 rappresentano per l'iniziato tutto ciò che è al suo interno, il Microcosmo, è il creatore, l'umano-divino che accorda la sua volontà al divino-umano.
Il 5 – Il Pentacolo è simbolo della volontà umana; operativamente infatti, si parla di volontà pentagrammatica incarnata, la volontà magica di agire dell'operatore su sé stesso e il mondo circostante attraverso gli elementi ermetici, alchemici. La volontà scevra dal desiderio trasmutante l'uomo.
Ma 5 sono anche gli elementi della natura materiale, che contiene già in sé; ecco dunque perché il teurgo, in quanto pentagramma incarnato, si inserisce, durante il rito, all'intero di un esagramma tracciato a terra (come da Teurgia dell'Heptameron), ricostruendo idealmente proprio il principio del glifo della rigenerazione ermetica qui trattato: il 5 nel 6.
Il 10 – La stella a dodici punte – è il Sole Radiante. Rappresenta la volontà pentagrammatica individuale sorretta dalla luce discendente di Dio. I due pentacoli di cui è formata rappresentano così la volontà umana che ha aderito a quella divina, si è accordata alla volontà del Creatore. La luce entra nell'albero sephirothico come conseguenza di questo accordo: Bina, ultima sephira del triangolo superiore, permette ora alla luce di filtrare nelle sette sephiroth inferiori (Zohar).

L'uomo di desiderio, divenuto uomo di volontà, accorda la propria volontà pentagrammatica (5) a quella del Creatore, facendo sue le (10) potenze di Dio. Dall'interno di sé il Microcosmo agisce all'esterno di sé, nel Macrocosmo: plasma il proprio mondo (6) e spezza le catene dei (12) castighi irrazionali della materia.

nota: con la meditazione di lavora sul simbolo dall'esterno verso l'interno, mentre con il rito dall'interno verso l'esterno

Meditazione sul glifo
step A – I CERCHIO dei castighi irrazionali della materia
“Muovi” il cerchio. Accorda respiro e visualizzazione. Visualizza qualcosa che attraversa il cerchio e passa per ogni vertice.
Concentrati su:
1. TRIANGOLO NERO: fase di rilassamento – visualizza una discesa interiore
2.TRIANGOLO BIANCO: fase di bilanciamento – fissa lo stato di rilassamento con una concentrazione attiva. Questo è il primo movimento di ascesa.
3.IL SIGILLO DI SALOMONE: fino a sentire una rigidezza totale del corpo.
step B – II CERCHIO delle potenze di Dio
Concentrati su:
4.PENTACOLO DISCENDENTE: mantenimento dello stato di rigidezza corporeo. Apertura dell'albero sephirotico: visualizzazione dell'albero e della luce che vi irrompe da Keter a Malkut. Si potrebbe sentire la sensazione di uno “scatto” dietro il scollo, come un assestamento delle vertebre.
5.PENTACOLO ASCENDENTE: stato di volontà attiva – una concentrazione non razionale. Assimilazione sub-conscia del glifo. Contemplazione. Fase di secondo ascesa.

Alto Rituale di Rigenerazione Ermetica dal cap. XIII del Corpus Hermeticum

Il Teurgo posto al centro del glifo, reciterà l'inno della rigenerazione, secondo le indicazioni, come tramandato dal testo.

16. Silenzio, figlio mio, ascolta ora la lode armoniosa, l'inno della rigenerazione, che non avevo deciso di rivelare così chiaramente se non a te, alla fine di tutto. Perciò questo inno non viene insegnato, ma nascosto nel silenzio. Dunque, figlio mio, stando in piedi all'aria aperta, volgendo lo sguardo al vento del sud, quando il sole sta per tramontare, fai atto di adorazione. Similmente farai al levare del sole, volgendoti verso il vento dell'est. Silenzio, figlio mio.

INNODIA SEGRETA: DISCORSO IV
17. Tutta la natura del mondo presti ascolto all'inno. Apriti, o terra, per me si aprano tutti i chiavistelli della pioggia; e voi, alberi, non agitatevi più. Sto per cantare inni al Signore della creazione, il Tutto e l'Uno. Apritevi, o cieli, e voi, venti, arrestatevi. Che il cerchio immortale di Dio porga ascolto alle mie parole. Sto per cantare colui che ha creato tutte le cose, fissato la terra e sospeso il cielo, che ha ordinato all'acqua dolce di lasciare l'oceano per la terra abitata e inabitata, affinché provvedesse al sostentamento e alla creazione di tutti gli uomini; che ha ordinato al fuoco di apparire per tutte le attività degli dèi e degli uomini. Rendiamo lode tutti insieme a colui che si leva alto sopra i cieli, creatore di tutta la natura. Costui è l'occhio dello Spirito e riceve la lode delle mie potenze.
18. Potenze che siete in me, cantate inni all'Uno e al Tutto: cantate all'unisono con la mia volontà, voi tutte, potenze che siete in me. Santa conoscenza, illuminato da te, inneggio alla luce spirituale e grazie a te gioisco della gioia dello spirito. Voi tutte, potenze, cantate inni con me. E tu, continenza, canta per me; mia giustizia, canta il giusto attraverso di me. Mia comunione, canta il Tutto per mezzo di me; verità, canta la verità; e tu bene, canta il bene. Vita e luce, da voi proviene la lode e a voi ritorna. Ti ringrazio, Padre, energia delle potenze; ti ringrazio, Dio, potenza delle mie energie. Il tuo Logos ti canta attraverso di me. Per mezzo di me ricevi il Tutto in forma di parola, come sacrificio spirituale.
19. Questo acclamano le potenze che sono in me. Cantano il Tutto, compiono il tuo volere; la tua volontà viene da te e ritorna a te che sei il Tutto. Ricevi da tutti il sacrificio spirituale. O vita, salva il Tutto che è in noi; luce, illuminalo; †spirito†, Dio! Il Nous infatti è portatore del Logos. O portatore del soffio vitale, o demiurgo!
20. Tu sei Dio, questo grida l'uomo che ti appartiene, attraverso il fuoco, l'aria, la terra, l'acqua, il soffio vitale e le tue creature. Da te ho ricevuto la lode dell'Eone e, come desideravo, ho trovato riposo per tua volontà. Per tuo volere ho visto questa lode proferita.”

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