Il passaggio dall'Arcano XII all'Arcano XXI: sacrificio, morte e resurrezione dell'iniziato

I simboli connessi agli archetipi di morte e resurrezione fanno parte della storia dell'uomo da tempo immemore; veicoli e strumenti della Grande Opera sono stati tramandati nei secoli, passati di cultura in cultura, attraverso trasmutazioni e sincretismi, fino a trovare la loro massima espressione nell'esoterismo Cristiano e nella figura stessa del Cristo. Oggi, l'essenza del Mistero Messianico del sacrificio, della morte e della resurrezione è alla base delle tradizioni iniziatiche occidentali attualmente operative in tutto il Mondo:

“L'idea centrale dei Misteri Massonici è dunque l'antica idea mediterranea della sopravvivenza privilegiata, della resurrezione alla immortalità dalla morte, della palingenesi insomma conseguita attraverso la morte mistica. È l'idea egizia, orfica, pitagorica, ermetica; è la ragione precipua dei misteri di Eleusi, di Cerere, di Mitra; ed è infine l'idea base innestata da San Paolo nel Cristianesimo. […]”¹

Storicamente, la tradizione spirituale occidentale, contrappone un filone religioso/essoterico ad uno esoterico, (etim. comparativo di ἔσω «dentro») che si fonda sulla pratica dell'iniziazione. Si fonda e non comincia solamente, perché le tradizioni esoteriche occidentali, divise in più gradi qualunque esse siano a seconda dell'Ordine o del Rito, prevedono un rito iniziatico per ogni passaggio di grado.

Rimanendo in tema massonico, le iniziazioni più significative nel percorso dell'iniziato sono quelle che fanno parte dei primi tre gradi – cosiddetta “Massoneria Azzurra”: Apprendista, Compagno d'Arte e Maestro.

Più precisamente l'iniziazione ad Apprendista rappresenta il primo approccio del profano ai Misteri, quella a Compagno è un consolidamento delle conoscenze sui simboli; più significativa è invece l'elevazione a Maestro, che apre le porte al Rito, e che mette in scena la morte e la rinascita dell'uomo divino e del divino umano. Nel percorso spirituale essa rappresenta il passaggio dalla fase di apprendimento e tirocinio a quella di operatività e potere.

Fasi, quelle del sacrificio, della morte e della resurrezione, che l'iniziato vive in prima persona – in Occidente, in particolare quello cristiano, questo è l'elemento di differenza sostanziale tra il percorso essoterico e quello esoterico: l'uomo iniziato fattosi Cristo in sé stesso diventa Messia di sé stesso. Il sacrificio è di sé stessi in sé stessi, e così si muore, secondo una serie di operazioni di alchimia spirituale – e solvendo e coagulando più volte, si giunge alla resurrezione:

“La concezione arcaica egizia della resurrezione consiste nella germinazione del sahu, il divino corpo spirituale, dal corpo o dal cadavere. È il sahu che rende possibile la sopravvivenza della coscienza, ed è il corpo fisico che rende possibile la germinazione del sahu; il morto risorge nel sahu, questo è il corpo che risorge. E così pure pel Taoista «il corpo diventa un lambicco in cui per via di complicate operazioni, e pratiche fisiche e morali viene elaborata la propria immortalità»; «è il corpo che mediante le pratiche taoiste forma in sé stesso un'anima la quale al disfacimento di quello lo sostituisce nell'eternità».

[…] Naturalmente questa credenza assume nel giudaismo un carattere peculiare di realismo grossolano, diviene la resurrezione della carne (ἀνάστασις τῆς σαρκός); e la predicazione della resurrezione fatta da Gesù si urta contro questa concezione brutale, per esempio nello spiegare ai sadducei che quando gli uomini saranno risuscitati dai morti, non prenderanno né daranno mogli ma saranno come gli angeli che sono nei cieli. Tra la resurrezione della carne e questa resurrezione dai morti e non dei morti passa una bella differenza. […] Nel Vangelo di Giovanni, servendosi della consueta metafora, è detto che il figliolo dell'uomo conviene che sia innalzato (ὑψωϑῆναι) come Mosè innalzò (ὕψωσεν) il serpente nel deserto.

E questa rigenerazione è la seconda nascita, la nascita dall'acqua e dallo spirito (πνεῦμα), necessaria per vedere il regno di Dio. L'acqua purifica (la catarsi) e lo spirito vivifica. Con un felice giuoco di parole Gesù cerca di far capire a Nicodemo di che si tratta: «il vento (πνεῦμα) soffia dove vuole e tu odi il suo suono, ma non sai né donde egli viene ne donde egli va; così è chiunque è nato dello spirito (έκ τοῦ πνεύματος)». E si capisce; perché la vita umana si svolge tra la nascita e la morte, ma la coscienza transumanata mediante la spersonificazione nella seconda nascita non ha più né principio né fine, e così non ha più senso parlare di provenienza e di destinazione. Ma Nicodemo non capisce gran cosa; e Gesù lo riprende: Tu sei dottore in Israele, e non sai queste cose?”¹

L 'Epifania della Folgore: come si va in pezzi e come si ritorna Uno
“[…] L'essenza della iniziazione consiste in una metamorfosi spirituale, integrale, intima che si compie per endogenesi. L'arte reale ha per oggetto questa grande opera; e non il semplice scavar fosse al vizio e templi alla virtù. Al di là di tutte le fedi, e di tutte le speculazioni, dove il metodo scientifico profano è inadeguato, permane il grande mistero dell'essere, il grande arcano della coscienza. […]“¹

Si evince dunque, che questa metamorfosi spirituale sia un processo molto più meccanico, lontano dalla semplice attitudine virtuosa in senso etico o morale, rispetto come ci è stato tramandato dalle religioni abramitiche, o purtroppo anche da qualche iniziato che non ne ha penetrato l'Arcano.

L'iniziato Iagla del Gruppo di Ur, nel suo Sulle «acque corrosive» ne parla in questi termini (consideriamo ciò al di là della pratica dell'acqua corrosiva in sé a cui si riferisce più direttamente, probabilmente tecniche che fanno uso di enti come elementi alchemici trasmutanti lo spirito), descrivendo in mezzo al percorso una sorta di epipháneia, manifestazione, folgorazione improvvisa dello spirito,e anche la necessità della vivificazione di un fuoco astrale, la fissazione di un centro solare ⊙ proprio delle pratiche ermetiche. È il “morire attivamente, iniziaticamente” accennerà lui stesso più avanti:

“Affrontiamo i simboli. Cerchiamo di comprendere. Non è facile, perché tutto è connesso in un tutto dietro a questa simbologia che non lascia respiro. « Disciogliere lo spirito » - ciò che sta al centro, nel dire dei filosofi ermetici, e essi ne parlano come di una « resurrezione ». Una essenza incorporea si è immersa nel corpo quasi come in un mezzo denso, e da allora si muove in un mondo buio.

Bisogna solvere questa densità: sottilizzarla: col potere stesso dell'anima. Misterioso potere, perché esso, che deve produrre resurrezione, abbisogna – dicono – di una resurrezione; una certa « qualità nuova » deve palesarsi nell'anima stessa. Come si induca questa « qualità nuova », è segreto dei filosofi: segreto – penso – non tanto perché artificioso monopolio, ma, più veracemente, perché l'analisi della ragione non può afferrare il modo della legge che qui agisce.

Può trasfonderla un Maestro, questa « qualità nuova » - ne avete letto. Allora una organizzazione, una « catena », è presupposta. E la qualificazione necessaria.

Ovvero: lungo lavoro dell'individuo, al buio, come chi apre una galleria. I colpi si sommano (discipline, riti, intenzioni) […] pur potendo, voi, non accorgervi di nulla, non constatare alcun risultato, alcun frutto tangibile. Ad un tratto, l'ultima parete cade: vi investe un fiotto d'aria libera, di luce. La vostra anima, non è più quella: auto-trasformazione – o contatto ? Con stati di intelligenze presenti e pure occulte, identiche o diverse dalla vostra propria coscienza, più profonde ? Non so, né troppo vi servirebbe, il saperlo.

Questi modi non sono i soli. Ma, con varii altri che potreste anche conoscere, costituiscono una classe unica, un metodo uniforme: dall'interno all'esterno. Occorre acquistare la luce nell'anima: accendervi un « fuoco astrale », un fuoco magico e filosofale – come essi dicono. Questo, prima di tutto. In sèguito l'anima reagisce su ciò che l'involge, sfittisce la trama di densità, esalta una vibratilità nuova fino a che si produca una perfetta qualità diafana. È la visio spiritualis dentro allo speculum del corpo rischiarato.

[…] Comprendete invece la necessità ⊙, della centralità di ⊙ : perfettamente cosciente, il sé, al centro di è, attento a trarre su sé soltanto, in scatti di forza, tutte le reazioni – silenzio d'intorno.

Sviluppandosi il processo, come cresce la luce d'intorno, così l'involucro del corpo allenta la stretta, supera lo jato, si mette in contatto diretto con la forza centrale e spirituale; e visi appoggia. Allora sperimentate, in senso letterale, che il sé regge il proprio corpo. Gli automatismi istintivi in questo stato sono sospesi, voi avete – e dovete avere – una lucidità, un controllo assoluto: guidate direttamente con la mente ogni movimento in un senso di presenza e di potere, che è impossibile descrivere […]”²

Tale è la manifestazione di una folgorazione interiore, una improvvisa rottura dell'essere: da qui la rinascita – l'uovo si è rotto, Abraxa è libero.

Così è in Massoneria Azzurra il passaggio dai primi due gradi al terzo:

“Nell'attitudine del compagno si produce un cambiamento profondo che lo prepara gradualmente alla fase della morte iniziatica; deve essere tutto un processo di mortificazione (interiore e non della carne), di spersonificazione, di rinunzia alle speranze ed ai desideri egoistici, di liberazione da ogni paura e da ogni legame. Raggiunta questa condizione di passività, di inerzia, di innocuità, egli varca la soglia della camera mediana, e quivi ha luogo la sublimazione della coscienza, la rinascita, la morte e la resurrezione, la postazione della chiave di volta sopra il reale arco che poggia sulle due colonne. Qui si compie la passione dell'iniziando, l'experimentum crucis, la grande opera. Qui si rinviene la pietra filosofale, l'oro potabile, l'elisir di lunga vita, la parola di maestro. Questo è il ramo d'oro di Enea, il mirto di Eleusi, il vello d'oro degli Argonauti, il pane degli angeli dantesco. Dopo questa palingenesi lo yoghi indu chiama sé stesso dvija cioè due volte nato, i partecipanti al culto di Mitra si dicevano in aeternum renati, Lucio iniziato ai misteri di Iside chiama sé stesso renatus.”¹

In queste parole è descritto in linea di massima il passaggio del percorso iniziatico dalla passività-ricezione all'operatività-risveglio.
Nei Tarocchi questa fase è rappresentata dagli arcani che vanno dal XII (L'Appeso) al XXI (Il Mondo) – le lame, comprese tra questi due arcani, descrivono minuziosamente ogni passaggio di tutta la fase di sacrificio, morte e resurrezione dell'iniziato.


L'Arcano XII (L'Appeso) – rappresenta il punto di inizio della trasmutazione: è l'atto volontario di sacrificarsi. Il Sacrificio di sé stessi in sé stessi, il capovolgimento del nostro essere al nostro interno: è un'inversione di polarità.

Dall'Arcano XIII (La Morte) – comincia la fase di Nigredo Alchemica: è rappresentata nella falce che taglia ogni cosa sul cammino, e che fa imputridire, tutto, senza distinzione (le teste incoronate). Questa fase è contrassegnata da un forte dolore emotivo.

Di seguito, l'Arcano XIV (La Temperanza) – rappresenta un principio fluido e umido, un primo rimestamento dell'interiorità dell'iniziato

Con l'Arcano XV (Il Diavolo) – abbiamo una prima presa di contatto con l'inconscio. È la discesa nei propri inferi, che ci appaiono come una figura terribile, confusa, proprio perché sono il risultato di una miscela di una moltitudine di pensieri sui quali non abbiamo ancora controllo.

Con l'Arcano XVI (La Torre) – Si entra nella fase di Albedo. Rappresenta la rottura con le proprie certezze. È l'ultima parete che cade di Iagla e l'Epifania della Folgore. È il terrore patito dall'iniziato negli Antichi Misteri Orfici ed Eleusini. Il canale centrale viene travolto da una forza vivificante improvvisa. Nella cabala è la via del Pilastro Centrale, che collega direttamente Tiphereth-Daat a Keter. È la fase più delicata e importante, dove l'iniziato ha due possibilità: andare in pezzi e bruciare o sopravvivere. Se sopravvive, quasi sicuramente diventerà Maestro. Senza questa fase intermedia non può innescarsi quel meccanismo di alchimia interiore per cui l'iniziato potrà acquisire la facoltà di operare ritualmente.

L'Arcano XVII (Le Stelle) – rappresenta il secondo rimestamento interiore. Il “fulmine ha colpito la torre”, che è andata in pezzi: i canali sono aperti e l'iniziato può “attingere direttamente al fiume” (secondo rappresentazione delle carte).

Questa volta infatti, le brocche nell'immagine dell'Arcano di svuotano nel fiume (donna, elemento femminile passivo e ricettivo), rispetto all'Arcano XIV (La Temperanza) dove l'acqua passa da una brocca all'altra (angelo, elemento attivo, esterno nel senso di un daimon, sulfureo).

Entrambi gli Arcani rappresentano una fase di bilanciamento:

1) Bilancio immediatamente dopo la Nigredo – è un bilanciamento completamente interiore, un movimento che parte dall'interno e ritorna all'interno.

2) Bilancio in Albedo – è un bilanciare armonizzando il Microcosmo al Macrocosmo, un movimento che parte dall'interno, sfora verso l'esterno e ritorna all'interno.

Arcano XVIII (La Luna) – la seconda discesa nell'inconscio: è la fase di purificazione. Inizia l'ascesa, il passaggio da Malkut alla sfera della Luna Yesod sull'Albero Sephirotico. Differenze con l'Arcano XV (Il Diavolo): ora abbiamo controllo parziale sul nostro inconscio, e vi possiamo mettere mano – può avvenire così la fase di purificazione; c'è anche il contatto con l'immaginazione creativa che servirà nelle operazioni di magia e teurgia, e l'incremento di facoltà quali la concentrazione e la visualizzazione; il limite tra mondo della veglia e onirico si fa più labile. Rispetto l'illustrazione della carta, alcuni testi vedono nel gambero, nel coyote e nella volpe i pericoli celati in questo Arcano, soprattutto nel gambero rappresenterebbe il rischio di retrocedere. Tuttavia il gambero potrebbe significare anche un procedere a ritroso, ma comunque un procedere: parlavano all'inizio con l'Arcano XII (L'Appeso) di una inversione di polarità, e questo potrebbe essere il momento in cui l'iniziato re-inverte sé stesso; purificato inizia a rialzarsi, come Hiram dalla tomba secondo la leggenda del Terzo Grado. Non è un caso che la lama successiva sia proprio il Sole, la luce, la rinascita.

Arcano XIX (Il Sole) – principio attivo secco, caldo, vivificatore. Ci asciuga dopo l'immersione nel fiume dell'inconscio che ci ha aiutato a liberarci e a lavarci del superfluo. Il Sole alchemicamente opera una riduzione, concentra e fissa.

Arcano XX (Il Giudizio) – in ambito massonico è il momento esatto dell'iniziazione a Maestro, la resurrezione di Hiram: l'Angelo dell'Arcano de La Temperanza che ci ha aiutato nel primo rimestamento ricompare per annunciarci il nostro risveglio – più che la resurrezione, è la reintegrazione dello spirito nella carne e della carne con lo spirito.

Arcano XXI (Il Mondo) – La donna al centro della lama è l'iniziato fattosi Uno, è centro lei stessa, di una Vescica Piscis e/o di un Uroboro. È forza femminile creativa ma anche moto perpetuo dell'essere, immortale reintegrazione del creato. Ora, l'iniziato è Uno in se stesso, completo e fisso.

Nelle altre lame c'è sempre qualcosa che richiama alla dualità (anfore, due figure umane, animali): con l'Arcano XXI (Il Mondo) la dualità scompare. Rappresenta tutta la fase subito dopo l'iniziazione a Maestro. L'iniziato che ha compiuto in sé l'Arcano de Il Mondo è come il secondo He del Tetragrammaton – che diventerà, con il compimento dell'Arcano 0 (Il Folle) Yod di un ciclo successivo. Le quattro figure agli angoli angoli della lama rappresentano il potere e il dominio ottenuti sulla materia e sullo spirito – è il compimento della Rubedo:

“ […] L'eternità od immortalità raggiunta in tal modo attraverso la morte mistica ha per simbolo la circonferenza, ideogramma del disco solare che quotidianamente muore e rinasce, e nell'arcaico simbolismo ideografico l'iniziazione consiste nel passare dalla croce, simbolo della morte e della resurrezione, al circolo, simbolo dell'immortalità; nel simbolismo massonico, puramente rettilineo, il cerchio è sostituito dal compasso, ed il passaggio da compagno a maestro è il passaggio dalla squadra al compasso. […]“¹

Riflessioni cabalistiche: 

Tradizionalmente, all'Arcano numero 12 viene associata la lettera ל Lamed. 

La ל Lamed (12), assieme alla ב Bet (2), forma la parola לב Lev (cuore). 

Dunque avremo l'Arcano 12, l'Appeso e l'Arcano 2, La Papessa. Così, secondo analogia לב Lev significa che attraverso il sacrificio fisico e morale (L'Appeso), mettendosi in una condizione di passività, di ricezione (nella lama le gambe dell'uomo sembrano raffigurare il Quattre de Chiffre o il simbolo dello Zolfo rovesciato) e attraverso la conoscenza (La Papessa, elemento sempre passivo e ricettivo) si attiva il centro Tiphereth, associato tradizionalmente al cuore.

Sia il numero 12, che la Sephira Tiphereth sono associati secondo Simbologia Massianica al significato del Sacrificio e alla figura del Cristo.

Il valore cabalistico della ל Lamed (L'Appeso) è il 30 – quello della ג Ghimel (L'Imperatrice) è 3: 33 sono gli anni di Cristo al momento della crocifissione e della resurrezione, (33 sono anche i gradi della Massoneria Scozzese). Rispettivamente secondo analogia: La Papessa (principio passivo, la conoscenza) diventa L'Imperatrice (principio attivo, l'azione e il dominio). A L'Imperatrice è anche associato il simbolo di Venere, il globo sulla croce – simbolo di amore e quindi generazione. La ל Lamed (l'iniziato che si è posto in una condizione di sacrificio), ha assunto la ג Ghimel, il dominio operativo sul mondo, facoltà di generazione: diventa Cristo.

Le iniziali della Parola di Passo del Terzo Grado M. B. N. sintetizzano il percorso dell'iniziato per diventare Maestro. In ebraico e secondo analogia con gli Arcani Maggiori M. B. N. diventa:

מ Mem La Morte, la putrefazione e l'annichilimento interiori, del vecchio sé.

ב Beth La Papessa, conoscere e porsi in una condizione di passività e ricettività.

נ Nun La Temperanza, l' atteggiamento contemplativo, continuo, il rimestamento, il bilanciamento interiore e la purificazione dell'iniziato.

Queste tre lettere saranno sul grembiule del Maestro un monito delle prove che ha dovuto superare per passare di Terzo Grado, perché l'iniziato pur non sapendo donde va, sia sempre conscio donde è venuto.
La raffigurazione dell'Arcano XXI (Il Mondo) può trovare una corrispondenza con la nota simbologia della “Quadratura del Cerchio”, associata sempre al Terzo Grado: nella lama vi è una donna posta dentro un circolo, a sua volta inscritto in un quadrato ideale, i cui vertici sono rappresentati da un angelo, un'aquila, un toro e un leone – rappresentativi di tutta la vasta simbologia associata alla numerologia del 4, o più semplicemente diremo, primo tra i significati possibili, rappresentativi del mondo materiale in senso generico.

All'Arcano de Il Mondo, inoltre è tradizionalmente associata la lettera ת Tav – ciò collega in maniera diretta questa lama alla simbologia massonica del Terzo Grado Massonico:




“Sappiamo già che l'apprendista per divenire compagno passa dalla perpendicolare al livello, ossia dalla condizione di attività ereditata dalla vita profana alla condizione di passività del perfetto operaio; nel passaggio si forma la squadra.

Nell'iniziazione al terzo grado il compagno viene introdotto nella camera mediana, giacente inerte ed orizzontale nella bara dove egli raffigura cerimonialmente Hiram morto, caduto sotto i colpi dei tre cattivi compagni. Da questa condizione di passività viene rialzato vivente e l'incrocio delle due linee forma di nuovo la croce e la squadra.

Nella leggenda muratoria di Hiram, questi «per riunire gli operai alza la destra e traccia nell'aria un tau misterioso, una linea orizzontale dal cui mezzo fa cadere una linea verticale raffigurante due angoli retti a squadra, segno al quale i Siriani riconoscono la lettera T». Croce si dice in ebraico תָו tàu, ed è il nome dell'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, la ת.

[…] Questo tau corrisponde dunque, un po' per la forma un po' pel senso alla croce ansata egiziana ☥ la quale come ideogramma rappresenta una buccola, ed foneticamente il suono ànkh, ma ha in generale, seguito da determinativi, il senso di vita, vita immortale, ed in questa sua qualità è attributo ed ornamento delle divinità, e di Iside specialmente. Quella specie di curva chiusa al di sopra ricorda il cerchio l'ideogramma solare, il disco che è rotolato dallo scarabeo, o dal Dio Kepera, dio del perpetuo divenire e della immortalità. In Massoneria si attribuisce al circolo tradizionalmente questo significato. «La dottrina egizia del perpetuo alternarsi della generazione, distruzione e rigenerazione la troviamo nella parola sacra del 3° grado simbolico: Machbenah t (la carne si stacca dall'osso), la quale riguarda in un fatto speciale la condizione necessaria alla reviviscenza degli esseri. Del pari gli emblemi del grado di maestro perfetto, un circolo ed un quadrato, hanno uguale significazione, il primo simboleggiando l'immortalità, il secondo i quattro elementi». Il serpente che si morde la coda è un simbolo massonico che ha esattamente il medesimo senso.

Le varie fasi dalla vita profana al conseguimento della maestria sono spiritualmente queste: vita, morte o mortificazione, resurrezione, immortalità. Nel simbolismo schematico che si basa sopra la metafora del cadere e del risorgere, queste fasi sono rappresentate dalla linea verticale, la orizzontale, la croce, la circonferenza. Mentre i due tratti rettilinei, verticale ed orizzontale, sono finiti, la circonferenza non ha né principio né fine. Nel simbolismo massonico che è esclusivamente rettilineo la circonferenza è sostituita dalla strumento che serve a tracciarla, il compasso; oppure dal triangolo. Le quattro fasi sono dunque rappresentate dalla perpendicolare, dalla livella, dalla squadra (o maglietto, chiave, spada) e dal compasso. Passare dalla squadra al compasso, ossia dalla morte alla immortalità, vuol dire diventare maestro.”¹

Come già accennato, rispetto l'Arcano XX (Il Giudizio) che rappresenta il momento puntuale della resurrezione dell'iniziato, l'Arcano XXI (Il Mondo) rappresenta lo stato di resurrezione avvenuta, l'uomo immortale finito e fissato in sé stesso.

La donna dell'Arcano XXI diventerà Il Folle dell'Arcano 0: ma come ciò avvenga probabilmente non ci è dato saperlo in questa condizione finita di esistenza – in quest'ultima trasmutazione risiede invero il Massimo Mistero: quello dell'infinito moto perpetuo della manifestazione universale. Così ciò che era è giunto ad essere, e sempre sarà. 


¹Arturo Reghini, Le Parole Sacre e di Passo dei Primi Tre Gradi e il Massimo Mistero Massonico, ed. Lulu.com

²Introduzione alla MAGIA, a cura del Gruppo di Ur, Edizioni Mediterranee Roma.

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