Cabala - Riflessioni sull'albero sephirotico


Qualcuno, soffermandosi su un percorso di studi iniziatico come ad esempio quello martinista potrebbe chiedersi:
“Sì, ma la Cabala che c’entra?”
Faccio un parallelismo col disegno – perché studiando Architettura mi rimane più facile come esempio.
Quando abbiamo bisogno di riportare la realtà sul foglio operiamo su di essa una semplificazione, una astrazione. Discretizziamo il continuum della materia attraverso i tre enti geometrici euclidei – punto, linea, superficie – e operiamo una scelta di quali elementi rappresentare.
In questo contesto il disegno è inteso come uno strumento di indagine della realtà attraverso la sua rappresentazione – non nella sua totalità di variabili, ma solo nei suoi elementi essenziali.
La Cabala opera le medesime semplificazioni e astrazioni per indagare il Mondo – Tutto – nelle sue manifestazioni materiali e immateriali.
Se smettessimo dunque di intendere la Cabala dogmaticamente – come una dottrina – e cominciassimo invece a considerarla, da esoteristi, come un normale e utile strumento di studio, non solo capiremmo la necessità di inserirla nel percorso di studi dell’iniziato, ma ci verrebbe anche spontaneo usare la Cabala affianco ad altri strumenti tradizionali (Alchimia, Astrologia, simbologia ermetica ecc.).
Tutte astrazioni dunque, solo strumenti.
Ma noi veniamo al Mondo senza strumenti e senza strumenti ce ne andiamo. Ci impegniamo tanto per diventare come il Mago, ma nasciamo e moriamo come il Matto. Perché il nostro percorso è ciò che rimane oltre tutte le nostre nozioni apprese, le dottrine verificate, le pratiche ascetiche e l’operatività serrata: ciò che rimane del nostro percorso è il Silenzio – lo stato incomunicabile della conoscenza.

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